Bob Gruen al MArTA e il projection mapping show sull’AI

Al MArTA, Museo Archeologico Nazionale di Taranto, la mostra
Bob Gruen: John Lennon, The New York Years e al Castello Aragonese il pro­jec­tion map­ping show Infinite Loop, AI Endless Exploration

Medimex 2024, in pro­gram­ma a Taranto dal 19 al 23 giu­gno con i con­cer­ti di The Smile, Pulp The Jesus and Mary Chain, pre­sen­ta la mostra Bob Gruen: John Lennon, The New York Years e il video map­ping Infinite Loop, AI Endless Exploration.

La mostra Bob Gruen: John Lennon, The New York Years, alle­sti­ta dal 19 giu­gno al 14 luglio al MarTA,Museo Archeologico Nazionale di Taranto, rac­con­ta, attra­ver­so 60 foto­gra­fie e testi, la col­la­bo­ra­zio­ne più impor­tan­te del foto­gra­fo, ovve­ro quel­la con John Lennon e Yoko Ono. Poco dopo che la cop­pia si era tra­sfe­ri­ta a New York nel 1971, Bob Gruen – che sarà pre­sen­te al Medimex e par­te­ci­pe­rà mer­co­le­dì 19 giu­gno ad un incon­tro al MarTA —  diven­ne loro foto­gra­fo per­so­na­le, oltre che ami­co, riu­scen­do così a docu­men­tar­ne, attra­ver­so la sua mac­chi­na foto­gra­fi­ca, imma­gi­ni che li ritrae­va­no sia nel­la vita pro­fes­sio­na­le che in quel­la pri­va­ta. Nel 1974, duran­te uno shoo­ting con Lennon, Gruen sug­ge­rì all’ex Beatles di indos­sa­re la t‑shirt bian­ca con la scrit­ta New York City, che Gruen stes­so gli ave­va com­pra­to in una ban­ca­rel­la per turi­sti cir­ca un anno pri­ma. Il risul­ta­to di quel­la ses­sio­ne foto­gra­fi­ca furo­no le ora­mai ico­ni­che imma­gi­ni di John Lennon, for­se le sue foto più famo­se, men­tre indos­sa la magliet­ta bian­ca – le mani­che furo­no taglia­te da Gruen stes­so — con lo sky­li­ne del­la sua cit­tà adot­ti­va sul­lo sfon­do. Che fos­se­ro scat­ti di Lennon e Yoko men­tre cam­mi­na­no insie­me in un par­co, oppu­re quel­le inclu­se nel boo­klet del disco “Walls and Bridges”, o anco­ra Sean Lennon appe­na nato, Lennon davan­ti alla Statua del­la Libertà men­tre fa il segno del­la pace, il lavo­ro di Gruen testi­mo­nia qua­si die­ci anni di vita di John e Yoko a New York, dopo lo scio­gli­men­to dei Beatles. Bob Gruen ven­ne invi­ta­to da Yoko Ono a fre­quen­ta­re il loro appar­ta­men­to situa­to nel Dakota Building (fuo­ri dal qua­le Lennon ven­ne assas­si­na­to l’8 dicem­bre del 1980) sem­pre più spes­so. E fu pro­prio a casa loro che, nel 1977, Lennon regi­strò alcu­ne audio­cas­set­te. In quel­le regi­stra­zio­ni ritro­via­mo bra­ni come Free as a Bird, una pri­ma ver­sio­ne di Real LoveNow and Then. Se le inci­sio­ni di Free as a BirdReal Love era­no abba­stan­za buo­ne da esse­re “com­ple­ta­te” da McCartney, Harrison e Ringo ed esse­re inclu­se nel­le pub­bli­ca­te postu­me nel­la Beatles Anthology tra il 1995 e il 1996, Now and Then dovet­te atten­de­re l’intervento dell’intelligenza arti­fi­cia­le per vede­re la luce.  Con la tec­no­lo­gia dispo­ni­bi­le nel 1995, infat­ti, non fu pos­si­bi­le sepa­ra­re le trac­ce di pia­no­for­te e voce di Lennon. Solo nel 2022, gra­zie all’utilizzo dell’intelligenza arti­fi­cia­le, la can­zo­ne ha potu­to esse­re fini­ta per poi esse­re pub­bli­ca­ta nel novem­bre 2023. Possiamo cer­ta­men­te con­si­de­ra­re Now and Then l’ultima dimo­stra­zio­ne del­la genia­li­tà sen­za tem­po dei Beatles i qua­li, par­ten­do da un nastro casa­lin­go di Lennon, a qua­si cin­quan­ta anni di distan­za, han­no pro­dot­to quel­lo che loro stes­si han­no dichia­ra­to esse­re il loro ulti­mo bra­no. La mostra vuo­le con­dur­re il visi­ta­to­re, attra­ver­so gli scat­ti di uno dei mae­stri del­la rock pho­to­gra­phy, non solo negli anni in cui due arti­sti straor­di­na­ri come John Lennon e Yoko Ono pro­du­ce­va­no musi­ca, arte e rivo­lu­zio­ne socio-cul­tu­ra­le, ma anche a riflet­te­re sull’utilizzo dell’intelligenza arti­fi­cia­le da par­te dei super­sti­ti mem­bri dei Beatles nel pro­ces­so che por­ta alla nasci­ta di Now and Then. Ancora una vol­ta sono i Beatles a crea­re musi­ca e testi e, come già acca­du­to in pas­sa­to, ad uti­liz­za­re la miglior tec­no­lo­gia a dispo­si­zio­ne per rea­liz­za­re il miglior pro­dot­to pos­si­bi­le.  La mostra è ospi­ta­ta all’interno del Museo archeo­lo­gi­co nazio­na­le di Taranto dove dia­lo­ghe­rà con le  miglia­ia di reper­ti in espo­si­zio­ne all’interno del MArTA, luo­go di tute­la e di ricer­ca, cen­tro di rife­ri­men­to scien­ti­fi­co per la comu­ni­tà archeo­lo­gi­ca inter­na­zio­na­le, aper­to al dia­lo­go con il con­tem­po­ra­neo e con tut­te le espres­sio­ni arti­sti­che di ogni epo­ca. Bob Gruen (New York, 1945) è una­ni­me­men­te con­si­de­ra­to uno dei foto­gra­fi più impor­tan­ti del­la sce­na musi­ca­le e cul­tu­ra­le degli ulti­mi quarant’anni. I suoi scat­ti più cele­bri (John Lennon, Johnny Rotten, Rolling Stones, Elvis, Madonna, Bob Dylan, Bob Marley, Tina Turner e Debbie Harry su tut­ti), oltre ad ave­re otte­nu­to rico­no­sci­men­ti in tut­to il mon­do, sono sta­ti espo­sti in musei come il Moma di New York, il Brooklyn Museum e nel­le più impor­tan­ti gal­le­rie d’arte. La sua foto “Sid Vicious with Hot Dog”, ad esem­pio, è sta­ta acqui­si­ta dal­la National Portrait Gallery di Londra nel 1999 per la loro col­le­zio­ne per­ma­nen­te. Le sue imma­gi­ni sono sta­te uti­liz­za­te per le cover di album di Ike & Tina Turner, Yoko Ono, John Lennon, Kiss, Ramones, Bob Dylan, Johnny Winter e mol­ti altri.

Dal 20 al 23 giu­gno sul­la fac­cia­ta del Castello Aragonese di Taranto è in pro­gram­ma il video map­ping Infinite Loop, AI Endless Exploration, ope­ra ori­gi­na­le di Roberto Santoro e Blending Pixels rea­liz­za­ta per il Medimex, azio­ne di arte pub­bli­ca che vuo­le esse­re una rifles­sio­ne sul tema del­la mani­fe­sta­zio­ne. L’uso dell’AI si sta svi­lup­pan­do in mol­ti aspet­ti del­la vita quo­ti­dia­na, sol­le­van­do dibat­ti­ti di natu­ra eti­ca e filo­so­fi­ca sul nostro rap­por­to con il pro­gres­so tec­no­lo­gi­co e sul­le oppor­tu­ni­tà ed i rischi che que­sto por­ta con sé. Diventa fon­da­men­ta­le l’esplorazione e l’esposizione di que­sto tema nel­la nar­ra­ti­va e nel­la rap­pre­sen­ta­zio­ne arti­sti­ca. Trovare una figu­ra capa­ce di rive­la­re l’essenza dell’AI — la cer­tez­za e il dub­bio, la bel­lez­za e l’orrore —  è sta­to il pri­mo focus del lavo­ro. Pensata non solo come esi­to con­cet­tua­le di incro­ci cul­tu­ra­li e di memo­rie ico­no­gra­fi­che, l’immagine alle­go­ri­ca del­la Sirena con­net­te insie­me due aspet­ti: il sim­bo­lo dell’inganno e il mito lega­to alla fon­da­zio­ne di Taranto. La scel­ta di ritrar­re l’AI con la una Sirena Cibernetica è fun­zio­na­le a rap­pre­sen­ta­re la crea­tu­ra che incan­ta l’umano, celan­do la pro­pria peri­co­lo­si­tà. L’AI sedu­ce con la pro­mes­sa del­la sua cre­scen­te effi­cien­za — offren­do solu­zio­ni avan­za­te e nuo­ve oppor­tu­ni­tà in mol­te­pli­ci set­to­ri — e nascon­de alcu­ni rischi che potreb­be­ro costi­tui­re gra­vi minac­ce: è la pri­ma tec­no­lo­gia nel­la sto­ria che può pren­de­re deci­sio­ni auto­no­ma­men­te e sot­trar­ci il pote­re, mani­po­la­re il nostro com­por­ta­men­to e pren­de­re deci­sio­ni per noi o su di noi. La sire­na-ser­pen­te, rap­pre­sen­ta un avver­ti­men­to: avvi­ci­nar­si all’AI con cau­te­la e discer­ni­men­to, con­sa­pe­vo­li dei rischi nasco­sti sot­to la sua super­fi­cie, è fon­da­men­ta­le. Fondamentale, però, è anche man­te­ne­re la pro­spet­ti­va, evi­tan­do di crea­re pani­co: più vol­te, nel cor­so del­la sto­ria l’avvento di nuo­ve tec­no­lo­gie ha susci­ta­to pre­oc­cu­pa­zio­ni e timo­ri, ma spes­so que­ste stes­se tec­no­lo­gie han­no por­ta­to a svi­lup­pi posi­ti­vi e a nuo­ve oppor­tu­ni­tà. La sfi­da è recu­pe­ra­re, con­ser­va­re e con­ci­lia­re i valo­ri pro­pri dell’essere uma­no e com­bi­nar­li nel tem­po pre­sen­te secon­do un model­lo soste­ni­bi­le.